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Malgrado il world wide web sia una realtà “globalizzata”, è pur vero che esso risulta essere, sotto certi aspetti, una realtà “occidentalizzata”. Ad esempio in merito ai nomi di dominio è ancora l’alfabeto latino a farla da padrone rispetto ai sistemi di scrittura non latini.

È stato individuato, infatti, un bug che non consente ai siti internet, che sono caratterizzati da nomi dominio scritti con caratteri non latini, di funzionare correttamente.

Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Siti web con domini top-level scritti con caratteri non latini

Il bug che riguarda i nomi domini scritti con caratteri non latini, non è un bug come tutti gli altri, in quanto produce conseguenze economiche significative.

Esso, infatti, non permette a un gran numero di aziende russe, arabe, cinesi, giapponesi, vietnamite e indù di investire sui nuovi mercati, determinando in tal modo mancati guadagni per miliardi di dollari.

A rilevarlo è stato lo Universal accetpance steering group, che sta facendo pressioni all’interno dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) affinché si metta fine all’ostracismo digitale nei confronti degli utenti che utilizzano alfabeti non latini.

Il passaggio dall’ASCII allo standard Unicode

Ma in cosa consiste esattamente questo bug? Accade che quando un utente digita un indirizzo con estensione in alfabeto non latino, il server web non è in grado di riconoscere la richiesta, non consentendo di fatto la navigazione.

Per ovviare a questa problematica in via definitiva, è necessario passare dall’ASCII, ovvero il Codice Standard Americano per lo Scambio di Informazioni che utilizza quasi esclusivamente caratteri dell’alfabeto latino, al sistema Unicode, ovvero un  sistema dell’industria informatica che assegna un numero univoco a ogni carattere utilizzato per la scrittura dei testi, indipendentemente dalla lingua, dalla piattaforma e dal software utilizzati.

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domini web

L’Unicode, in altri termini, aprirebbe il web a una moltitudine di persone fino a questo momento tagliate fuori dai giochi del world wide web.

Si tratta, dunque, di una soluzione piuttosto semplice, ma che tuttavia richiede un costo molto elevato: si parla addirittura di diverse decine di milioni.

A detta però dei rappresentanti dello Universal acceptance steering group, i benefici economici che si otterrebbero dal passaggio all’Unicode sarebbero assai superiori alle spese.

 

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